martedì 6 novembre 2012

Il futuro si immagina partendo dalla propria memoria

Stando a un'ipotesi recente, la memoria personale non rappresenterebbe solo il luogo insondabile in cui si raccoglie, stratificandosi, tutto il nostro vissuto passato, cioè la nostra, irriducibile, biografia e identità personale. Secondo il Prof. Daniel Schacter, infatti, psicologo presso la prestigiosa Harvard University, la memoria sarebbe il bacino di immagini a cui si attinge quando cerchiamo di pensare al nostro futuro. 


La teoria dell'emerito Prof. Schacter è, quindi, un'ipotesi innovativa, a cui la rivista ''New Scientist'' ha dedicato un articolo, che va a riscrivere, o più esattamente, a stravolgere, il principio tradizionale della funzione della memoria. Lo sviluppo di questa nuova teoria ha in realtà preso il via dalle intuizioni dei Prof. Endel Tulving e Dott. Giovanni Caldara, del Rotman Research Institute di Toronto (Canada), i quali hanno dimostrato come un paziente colpito da amnesia, ovvero dalla perdita della memoria episodica, fosse al contempo incapacitato a effettuare previsioni anche concernenti il proprio futuro. Nell'ambito evolutivo, la memoria potrebbe essere stato uno strumento sviluppato dalla specie umana per anticipare il futuro. Che la funzione la memoria serva per il futuro è abbastanza elementare. Se non avessimo memoria, ad esempio, di una scottatura continueremmo a scottarci. Ma al di là della memoria esperenziale, bagaglio di ciascuno, la memoria potrebbe anche servire proprio per prevedere degli eventi.


Questa nuova concezione della memoria, inoltre, ha aperto il campo, in Italia, a riflessioni inerenti il rapporto tra i processi della memoria e i processi decisionali. All’attenzione dei ricercatori si è imposta, infatti, la necessità di rivalutare l’importanza della memoria in rapporto ai processi di giudizio e stima che sono alla base della nostra vita quotidiana.  Si è così giunti a riconoscere nella memoria, se non proprio un efficace mezzo per “prevedere” il futuro, almeno un potente strumento di cui ci serviamo nel nostro quotidiano sforzo di adattamento all’ambiente, cioè agli stimoli che riceviamo dall’esterno.


‘È prematuro trarre conclusioni definitive su questa tematica, soprattutto per quanto riguarda le basi neurali di immaginazione e ricordo, ma le ricerche che sono attualmente in corso sembrano confermare l’importanza della memoria, insieme ad altri processi, anche nell’immaginare scenari futuri e nel determinare le decisioni da prendere. Senza contare il fatto che un diverso filone di ricerca ha dimostrato come i ricordi degli eventi passati possano influenzare anche i processi di giudizio e stima che sono alla base di una varietà di comportamenti della vita quotidiana. Anche se non sempre siamo accurati, nei giudizi e nelle stime, nel prevedere il futuro, possiamo comunque sostenere che la memoria è un elemento fondamentale nella nostra capacità di adattamento all’ambiente‘, ha spiegato Fabio Del Missier, professore presso il Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Trieste.

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