mercoledì 3 ottobre 2012

Nelle mamme c'è impresso il gene dei figli maschi, che porta a maggiore attaccamento

Avete mai avuto a che fare con una suocera con un attaccamento esagerato verso il figlio? Non si tratterebbe di gelosia, bensì di Dna. In quanto nel cervello delle mamme restano impressi i geni dei figli maschi. A ciò è giunto il gruppo di studiosi facente parte del Fred Hutchinson Cancer Research Center e dell'università dell'Alberta. Il fenomeno, già noto, si chiama micro-chimerismo. In sintesi, nel corso della gravidanza del Dna fetale, rimane nei meandri del cervello e ci resta per decenni. Queste tracce erano specialmente concentrate nell'ippocampo e nei lobi parietali e temporali della corteccia prefrontale, zone particolarmente utili per la comprensione, la memoria e la percezione. Studiando campioni di cervello di mamme di tutte le età ormai decedute, i ricercatori hanno constatato che c'è uno scambio genetico tra madre e figlio. In realtà lo scambio di Dna avviene sia con i maschi sia con le femmine, ma questo fenomeno è stato accertato nel caso delle madri di figli maschi in quanto è il fattore Y a essere stato messo in evidenza (un fattore caratterizzante che nelle donne non si dovrebbe trovare). Le implicazioni di questa scoperta sembrano essere più profonde e pare che lo scambio contenga potenzialità ancora sconosciute sia dal punto di vista immunologico, sia dal punto di vista psico-biologico: da tempo la psicanalisi sta studiando le eventuali conseguenze di questo fenomeno sulla psiche. Il fenomeno del micro-chimerismo non è fantascienza: il passaggio di Dna nell'organismo avviene anche in altri casi, come per esempio con la trasfusione di midollo osseo. Una piccola quantità di cellule o anche Dna estraneo circola o vive nei tessuti di un individuo: questo fenomeno è attualmente oggetto di molte ricerche perché alcuni studi suggeriscono che queste cellule "estranee" contribuiscono allo stato di salute del loro ospite. E il micro-chimerismo fetale non fa eccezione. Questo fenomeno potrebbe anche spiegare, ad esempio, la maggiore incidenza dell'Alzheimer nelle donne che hanno avuto vari parti. Tale fenomeno fa luce su alcuni dettagli delle patologie cosiddette autoimmuni, la cui maggiore incidenza è per l'appunto nel sesso femminile con età di esordio compresa tra i 30 e i 40 anni. Quando la donna è in piena attività riproduttiva è esposta a questi passaggi di cellule estranee e all'inevitabile movimento immunitario, anche asintomatico, che ne deriva. Dunque si può asserire che avere un figlio cambia la vita di una donna, ma avere un maschio ne cambia addirittura la mente. La scoperta sorprendente, descritta sulla celebre rivista scientifica ''Plos One'', suggerisce che l'atto di avere un figlio non è una semplice trasmissione di materiale genetico a senso unico. In effetti, sembra esserci uno scambio di Dna, che può influire anche sulla salute materna. ''Il Dna fetale può anche penetrare la «barriera emato-encefalica», che dovrebbe proteggere il cervello da tossine e nemici esterni. Una volta lì'', dice il reumatologo J. Lee Nelson, coautore dello studio, ''il Dna altrui può modificare la propensione di una donna ad alcune malattie cerebrali, conferendo una speciale protezione o una inattesa vulnerabilità. Può accendere o spegnere interruttori molecolari legate ai tumori, o può potenziare le difese naturali contro traumi e malattie mentali (ma anche viceversa). In futuro la ricerca dovrà capire in che modo il fatto di aver concepito un figlio maschio possa influenzare, ad esempio, le chance di ammalarsi di Alzheimer o sclerosi multipla''.

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