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lunedì 1 maggio 2017

Caratteristiche e rischi delle diete con pochi carboidrati

Per chi deve scegliere, è preferibile una dieta con pochi carboidrati o con pochi grassi? Un recente studio condotto alla Mayo Clinic (Arizona) ha messo in luce un piccolo vantaggio per la prima in termini di perdita di peso. Tuttavia i risultati sono di modesta entità e la sua sicurezza è stata valutata solo nel breve periodo. Cerchiamo di capire quali conseguenze può comportare con la specialista Manuela Pastore, dietista presso l'ospedale Humanitas. Gli studiosi hanno revisionato delle ricerche eseguite tra 2005 e aprile 2016. 


Gli studi avevano valutato la sicurezza di diete che restringono l’apporto di carboidrati come come la Atkins, la South Beach e la Paleo. È emerso che queste diete potrebbero essere seguite in sicurezza fino a sei mesi. Dunque, nel breve periodo, non avrebbero effetti collaterali sui livelli di pressione arteriosa, colesterolo e glicemia rispetto ad altre diete. I seguaci della dieta “low carb” hanno beneficiato di una perdita di peso leggermente superiore di chi aveva seguito invece la dieta con pochi grassi, da circa 1 kg a 4 kg in più. Un risultato piuttosto esiguo, come dicono gli stessi ricercatori, e dal significato clinico piuttosto discutibile.


Gli autori della revisione apparsa su 'The Journal of the American Osteopathic Association' evidenziano infine come gli studi analizzati non identifichino il tipo di perdita di peso corporeo, se di liquidi, massa grassa o magra e che la stessa definizione di dieta a basso apporto di carboidrati è controversa: i carboidrati possono contare per una quantità che va dal 4 per cento al 46 per cento delle calorie quotidiane. «Le diete a basso contenuto di carboidrati si basano sulla chetosi, ovvero un meccanismo che prevede il veloce esaurimento del glucosio che deriva dai pochi carboidrati introdotti con la dieta e che sono il carburante per la maggior parte degli organi vitali fra cui cervello, cuore e muscoli, e il conseguente ricorso da parte dell’organismo al grasso accumulato per ottenere l’energia necessaria. 


L’utilizzo dei grassi al posto dei carboidrati non è un meccanismo fisiologico. L’organismo, prima di utilizzarli, deve trasformarli appunto in corpi chetonici. Da un lato questi corpi chetonici hanno certi requisiti che li rendono simili agli zuccheri, come la loro notevole velocità di immissione e la rapidità di utilizzo; dall’altro si paga lo scotto di affaticare reni e fegato per il super-lavoro cui sono sottoposti per il loro smaltimento.

fonte: http://www.humanitasalute.it/dieta-e-alimentazione/55197-diete-low-carb-quali-rischi-si-corrono-foto-parere-esperto/

venerdì 2 novembre 2012

Per studiare le malattie, arriva il pesce da laboratorio 'su misura'

Diviene ora possibile modificare 'su misura' pesci da laboratorio per studiare le malattie dell'uomo. Tutto ciò con l'ausilio di un kit di 'attrezzi' molecolari che permette di manipolare in maniera super-precisa il Dna dei pesci Zebrafish, già adoperati nei laboratori di tutto il mondo per analizzare la biologia dei vertebrati. 


L'esito, che promette di avere notevoli ripercussioni sulla ricerca biomedica, è pubblicato slla rivista 'Nature' dagli studiosi americani della Mayo Clinic (Rochester).

Questa 'cassetta degli attrezzi' molecolari utilizzata per gli Zebrafish 'su misura' è la più recente evoluzione di un gruppo di enzimi realizzato recentemente e denominato Talens (artificial transcription activator-like effector nucleases). Si tratta di forbici molecolari artificiali (nucleasi) che permettono di intervenire sul Dna in modo precisissimo.


''Usando gli strumenti di ingegneria genetica chiamati Talens e il Dna sintetico per generare cambiamenti specifici nel genoma dei pesci - afferma lo studioso Stephen Ekker - siamo ora in capaci di indurre delle piccole modifiche, così come di aggiungere una sequenza particolare per accendere o spegnere dei geni. E' comunque la prima volta - aggiunge Ekker - che riusciamo a indurre delle modifiche 'su misura' nel genoma dello Zebrafish''.

Stando al parere di Ekker, questo set di enzimi apre lo scenario a una nuova serie di esperimenti sul pesce Zebrafish, che potrà così diventare un modello genetico per studiare le malattie umane, ma non solo. Questo nuovo approccio avrà importanti implicazioni anche per altri animali molto studiati nei laboratori, come i topi e i moscerini della frutta, e in futuro potrà essere utilizzato anche nella ricerca sulle cellule staminali.