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giovedì 12 gennaio 2017

L'eccesso di zuccheri incide negativamente sulla longevità


Uno stile di alimentazione basato su molti zuccheri incrementa le possibilità di decesso prematuro, "resettando" i geni-chiave per la longevità. Non solo: gli effetti dannosi di questa dieta persistono anche se a un certo punto essa viene abbandonata per passare a un'alimentazione più sana. Questo è tutto ciò che viene fuori da una ricerca svolta presso l' University College di Londra e apparsa sulla rivista Cell Reports. I test sono stati effettuati su moscerini della frutta, che "condividono" con l'uomo il gene cosiddetto "della longevità". Questi moscerini della frutta vivono in media novanta giorni. 


Gli studiosi hanno confrontato 2 gruppi di insetti: al primo, per le tre settimane di vita iniziali, è stata somministrata una dieta ricca di zuccheri, per poi passare a un regime alimentare sano (contenente solo il 5 per cento di zuccheri). Il secondo gruppo è stato invece alimentato tramite una dieta sana fin dall'inizio. Dagli esiti del test è venuto fuori  che i moscerini che hanno assimilato troppi zuccheri per le prime tre settimane (equivalenti a molti anni di vita umana) invecchiano e muoiono prima, vivendo in media il 7 per cento in meno degli esemplari del gruppo "virtuoso". 


A livello molecolare gli esperti hanno scoperto che la dieta ricca di zuccheri riprogramma geni importanti per l'aspettativa di vita, riducendo in particolare l'attività di un gene chiamato FOXO e coinvolto anche nella longevità umana. Tutto questo vuol dire che l'abitudine di consumare troppi zuccheri, quando persiste per molti anni di seguito, potrebbe lasciare il segno a lungo termine sulla nostra salute, accelerando i processi di invecchiamento.

giovedì 8 novembre 2012

Diabete: si studia per ottenere insulina intelligente e molecola spazza-zuccheri

La terapia insulinica rappresenta un'arma a doppio taglio, soprattutto nella notte quando c'è il pericolo di incorrere in ipoglicemia perchè l'insulina funziona ''troppo''. L'ideale sarebbe una molecola capace di autoregolarsi. In pochi anni quest'idea potrebbe diventare realtà: messa a punto dalla SmartCells (da poco acquisita dalla Merck), è capace di 'sentire' la quantità di zucchero nel sangue e di regolarla di conseguenza, senza sbalzi eccessivi che possono provocare ipoglicemia.

Secondo Carlo Bruno Giorda, Presidente dell'Associazione Medici Diabetologi, la vera novità per i pazienti diabetici arriverà molto prima dalla Novo Nordisk e si chiama Degludec, un genere di insulina lenta che dovrebbe ridurre il rischio di ipoglicemie notturne: ''Avrà una copertura di quarantotto ore. Non significa che non si utilizzerà più l'insulina rapida ai pasti, ma fornirà una stabilità maggiore rispetto alle insuline attuali''.


Oltre questa novità, parliamo anche di Empagliflozin, nata dall'alleanza fra Boehringer Ingelheim ed Ely Lilly. Si tratta di una molecola che abbassa la glicemia aumentando l'eliminazione dello zucchero con le urine, indipendentemente dall'insulina.

Empagliflozin agisce sul rene dove impedisce al glucosio di essere riassorbito e rientrare in circolo. Gli studi su quindicimila pazienti, trattati fino a novanta settimane, hanno dimostrato che questa molecola riduce l'emoglobina glicata (un importante indice glicemico), la glicemia a digiuno e il peso in adulti affetti da diabete di tipo 2.

venerdì 10 agosto 2012

Per misurare glicemia in arrivo lenti a contatto e Glycolaser

A breve per controllare lo stato della glicemia basterà indossare una speciale lente a contatto. Infatti, il dottor Jun Hu della University of Akron (Usa) ha brevettato delle lentine capaci di cambiare colore a seconda dello stato glicemico: ''Lo zucchero, presente anche nelle lacrime, reagisce con un colorante disposto sulla lente a contatto'', spiega il dottor Hu, ''ma soltanto una delle due lenti è rivestita con questo sottile film reattivo, in maniera tale da notare subito la differenza fra un occhio e un altro''. E se non ci sono specchi o amici a portata di mano, niente paura: è stata infatti sviluppata un'applicazione per smartphone capace di calcolare la concentrazione di glucosio nel sangue in base al colore della lente, rilevato con le foto scattate dal cellulare. Oggi il diabete di tipo 1 e gli stati più gravi del diabete tipo 2 sono curati attraverso la somministrazione di insulina con la penna-ago. Prima di iniettarsi la dose, i diabetici devono monitorare la glicemia 4 volte al giorno: devono cioè pungersi il dito per prelevare una goccia di sangue da depositare sul glucometro, dove il sangue reagisce con una sostanza, generando una corrente elettrica che viene trasformata nel corrispettivo valore glicemico. Su questo versante, arriva una buona notizia per chi non ama aghi e sangue: è stato presentato al Congresso della società italiana di Diabetologia il Glycolaser, un nuovo dispositivo medico inventato e brevettato da una ditta lombarda, capace di leggere la glicemia mediante un laser, semplicemente poggiando il dito su una finestrella. Il funzionamento non è ancora conosciuto poichè il prodotto è sotto brevetto ma è stato testato col buon risultato del 90% di accuratezza (di lettura) presso il San Raffaele di Milano.

mercoledì 11 luglio 2012

Per colesterolo e diabete è utile l'uso di cannabis

La cannabis potrebbe essere adoperata per effettuare nuovi trattamenti per i pazienti obesi a rischio di diabete e patologie cardiovascolari. Gli studiosi della University of Buckingham hanno infatti rilevato che due composti presenti nelle foglie della pianta possono incrementare la quantita’ di energia che il corpo brucia. Gli esperimenti effettuati negli animali hanno gia’ evidenziato che queste sostanze aiutano a trattare due tipologie di diabete e abbassano il colesterolo nel sangue e il grasso in organi indispensabili come il fegato. Secondo i ricercatori, si potrebbero trattare pazienti che soffrono di sindrome metabolica in cui diabete, ipertensione e obesita’ si combinano e aumentano il rischio di malattie cardiache e ischemia. Gli scienziati hanno provato che la Thcv (tetraidrocannabivarina) e il cannabidiolo posseggono un effetto di soppressione sull’appetito e hanno un impatto sul livello di grasso nel corpo e della sua risposta all’insuilina, un ormone che controlla lo zucchero nel sangue. Inoltre, test nei topi hanno mostrato che aumenta la velocita’ del metabolismo, il che porta a un abbassamento del grasso nel fegato e a una riduzione del colesterolo nel sangue. Gli scienziati sperano che, a partire da queste due sostanze, si possano presto sviluppare farmaci per il trattamento di malattie correlate all’obesita’ e al diabete di tipo 2.