venerdì 22 aprile 2016

Umberto Eco in una redazione alle prese con il ''Numero Zero''


Umberto Eco ci ha preso in giro, tutti, senza nessuna distinzione; e l’ha fatto finemente, mascherando lo scherzo in romanzo, lo sfottò in una morale contorta, e le sue intenzioni sotto il nome di Numero Zero. Milano, anno 1992. Il “dottor” Colonna (narratore e protagonista del romanzo, di non conosceremo mai il nome di battesimo) è un cinquantenne divorziato e insoddisfatto. Si autodefinisce un fallito, mai riuscito a laurearsi, che si è barcamenato per anni tra bozze da correggere, articoli scritti per giornaletti locali e lavori di ghost writing da due soldi. Finché non approda nella redazione di Domani: un’accozzaglia di scribacchini raccattati da riviste scandalistiche e giornali di poco conto. Il loro compito è di “costruire“ il Numero zero del nuovo giornale. Una testata che dovrà occuparsi di mettere insieme ipotesi e illazioni, di screditare personaggi scomodi per il suo editore (un ricco imprenditore milanese: viene da pensare che ogni riferimento a cose o persone non sia poi tanto casuale…), di attirare l’attenzione del lettore con articoli sensazionalistici e populisti.


Una redazione raccogliticcia che prepara un quotidiano destinato, più che all'informazione, al ricatto, alla macchina del fango, a bassi servizi per il suo editore. Un redattore paranoico che, aggirandosi per una Milano allucinata (o allucinato per una Milano normale), ricostruisce la storia di cinquant'anni sullo sfondo di un piano sulfureo costruito intorno al cadavere putrefatto di uno pseudo Mussolini. E nell'ombra Gladio, la P2, l'assassinio di papa Luciani, il colpo di stato di Junio Valerio Borghese, la Cia, i terroristi rossi manovrati dagli uffici affari riservati, vent' anni di stragi e di depistaggi, un insieme di fatti inspiegabili che paiono inventati sino a che una trasmissione della BBC non prova che sono veri, o almeno che sono ormai confessati dai loro autori.


Un perfetto manuale per il cattivo giornalismo che il lettore via via non sa se inventato o semplicemente ripreso dal vivo. Una storia che si svolge nel 1992 in cui si prefigurano tanti misteri e follie del ventennio successivo. È la negazione della professione giornalistica, ma anche la parodia, un po’ grottesca, di quello che è poi realmente avvenuto in molti giornali “di regime” italiani durante la cosiddetta Seconda Repubblica. Umberto Eco ritorna al romanzo e torna a occuparsi degli argomenti che gli sono più cari: complotti, dietrologie e falsi miti questa volta riguardanti la storia recente italiana, logge segrete, piani oscuri dei servizi deviati e contro-storie mai raccontate.

1 commento:

  1. Davvero molto interessante. Concordo pienamente. Umberto Eco è un tipo sveglio e lo dimostra anche nel suo modo di scrivere.

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