domenica 9 settembre 2012

Raffreddare i grossi server: i colossi si spostano al Circolo Polare Artico

I monumenti di Internet consumano energia. Infatti, secondo un rapporto firmato da Green Peace del 2010, il 2 per cento dell'energia prodotta a livello mondiale viene assorbita dai data center e il tasso di utilizzo cresce del 12 per cento all'anno. L’impatto dei data center sull’ambiente è piuttosto rilevante, dal momento che essi necessitano di una doppia ‘razione’ di nutrimento energetico: in primo luogo, infatti, i server consumano grandi quantità di energia elettrica, e, in secondo luogo, hanno bisogno di essere costantemente raffreddati per evitare problemi di surriscaldamento. Molti impianti funzionano ancora grazie all'elettricità prodotta da centrali a carbone, ragion per cui i vantaggi ambientali della nuvola hanno un contrappeso nella produzione di sostanze inquinanti. Ma le cose stanno cambiando, via via che le multinazionali scelgono per insediare gli impianti luoghi dove le condizioni climatiche (e fiscali) sono più favorevoli. Ciò vuol dire una bolletta energetica più economica e un minor impatto ambientale. Il clima rigido rappresenta quindi un vantaggio fondamentale, perché riduce drasticamente il bisogno di megawatt per mantenere i server alla loro temperatura di funzionamento ottimale. La ragione principale che sta spingendo le multinazionali dell’It a cercare il loro passaggio a Nord-Ovest è il clima. Nelle server farm sono stipati computer potentissimi, che per funzionare hanno bisogno di molta energia. La maggior parte di questa energia non viene però impiegata per tenerli accesi, ma per raffreddarli, così da evitare le avarie dovute al surriscaldamento. Come le zone attorno al Circolo Polare Artico, dove non servono costosi sistemi di raffreddamento e abbondano le energie rinnovabili. In Islanda, a Keflavik, è entrato in funzione quest'anno il primo centro-dati a impatto zero, alimentato da energia idroelettrica e geo-termica, poiché in Islanda tutta l’energia elettrica è fornita da fonti energetiche rinnovabili. E a Lulea, in Svezia, Facebook ha iniziato nell'arco dell'anno 2011 la costruzione del suo primo centro dati su suolo europeo, tre grandi edifici da 28 mila metri quadrati ciascuno, alimentati dall'energia ricavata dal fiume Lule. Nel nord della Svezia, a 90 kilometri dal Circolo polare artico e con temperatura media annua di due gradi. Ciò che però sembra non convincere le grandi società di Internet a spostare i propri server da quelle parti è la configurazione geologica islandese: terra piena di vulcani e quindi soggetta a terremoti.

Nessun commento:

Posta un commento