A furia di usare i condizionatori, si sa, facciamo un gran male al nostro Pianeta Terra. Eppure un'alternativa esiste. E non si tratta certamente di morire di caldo. Ma sono i refrigeranti naturali, noti e usati per i frigoriferi a partire dal 1993 quando Greenpeace inventò (senza brevettarlo) il sistema Greenfreeze, basato sull'utilizzo di refrigeranti naturali a basso impatto: miscele di idrocarburi (propano, butano, ciclopentano), acqua, aria e anidride carbonica.
L'impulso a questa innovazione venne dalle conseguenze del protocollo di Montreal che, nel 1987, mise al bando i clorofluorocarburi (Cfc) utilizzati per la tecnologia del freddo, ma corresponsabili del buco dell'ozono.
Di conseguenza, nel 1996, i Paesi industralizzati hanno cessato la produzione di Cfc e da allora ci rinfreschiamo con gli idrofluorocarburi (Hcfc e Hfc) che non bucano l'ozono, ma producono l'effetto-serra. Al punto che se l'attuale trend d'utilizzo non venisse modificato, nel 2050 il comparto della refrigerazione peserebbe per il 27 per cento sul surriscaldamento globale.
E l'allarme, lanciato anche alla conferenza di Rio, riguarda i condizionatori, che nei Brics (soprattutto India e Cina) rientrano tra i nuovi status-symbol per il ceto medio, con un mercato che cresce al ritmo del 20 per cento annuo e con una produzione di 500 mila tonnellate che per ora utilizza quasi esclusivamente i dannosissimi clorofluorocarburi. Per questo motivo, GreenPeace chiede a quei governi il varo di incentivi fiscali per le aziende che accettino di eliminare gli Hfc, convertendosi all'utilizzo dei refrigeranti naturali.Pagine
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venerdì 24 agosto 2012
GreenPeace vuole introdurre refrigeranti naturali, alternativi ai dannosi condizionatori
A furia di usare i condizionatori, si sa, facciamo un gran male al nostro Pianeta Terra. Eppure un'alternativa esiste. E non si tratta certamente di morire di caldo. Ma sono i refrigeranti naturali, noti e usati per i frigoriferi a partire dal 1993 quando Greenpeace inventò (senza brevettarlo) il sistema Greenfreeze, basato sull'utilizzo di refrigeranti naturali a basso impatto: miscele di idrocarburi (propano, butano, ciclopentano), acqua, aria e anidride carbonica.
L'impulso a questa innovazione venne dalle conseguenze del protocollo di Montreal che, nel 1987, mise al bando i clorofluorocarburi (Cfc) utilizzati per la tecnologia del freddo, ma corresponsabili del buco dell'ozono.
Di conseguenza, nel 1996, i Paesi industralizzati hanno cessato la produzione di Cfc e da allora ci rinfreschiamo con gli idrofluorocarburi (Hcfc e Hfc) che non bucano l'ozono, ma producono l'effetto-serra. Al punto che se l'attuale trend d'utilizzo non venisse modificato, nel 2050 il comparto della refrigerazione peserebbe per il 27 per cento sul surriscaldamento globale.
E l'allarme, lanciato anche alla conferenza di Rio, riguarda i condizionatori, che nei Brics (soprattutto India e Cina) rientrano tra i nuovi status-symbol per il ceto medio, con un mercato che cresce al ritmo del 20 per cento annuo e con una produzione di 500 mila tonnellate che per ora utilizza quasi esclusivamente i dannosissimi clorofluorocarburi. Per questo motivo, GreenPeace chiede a quei governi il varo di incentivi fiscali per le aziende che accettino di eliminare gli Hfc, convertendosi all'utilizzo dei refrigeranti naturali.
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