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venerdì 26 ottobre 2012

Contro il tumore al polmone ora c'è l'arma 'Afatinib'

Sono 350 mila le persone che ogni anno in Europa si ammalano di tumore del polmone. L'ultimo dei big-killer. Se diagnosticato in fase iniziale può essere aggredito dal chirurgo, ma scoprirlo quando è ancora abbastanza piccolo e localizzato non è per niente facile. E la maggioranza dei malati si scopre tale quando la situazione è già compromessa. Allora va a finire che meno del 20 per cento sopravvive a cinque anni dalla diagnosi. Quella del polmone è davvero l'ultima trincea. E, sono migliaia gli studi che indagano decine di meccanismi molecolari responsabili dei successi del killer; come sono ormai parecchie le molecole che le aziende sperimentano in quanto capaci di bloccare a un qualche livello la catena mortale. Da qualche settimana gli occhi sono puntati sull'afatinib che si è dimostrato utile per chi soffre di un carcinoma polmonare cosiddetto ''non a piccole cellule'', l'85 per cento dei tumori del polmone. Anche se non per tutti. Perchè questa molecola riesca a intervenire su una condizione genetica patologica e a inibire la crescita e la proliferazione delle cellule tumorali, ma lo fa solamente in quei malati che hanno la condizione genetica che gli scienziati chiamano Egfr mutato. In questi selezionati, anche se non pochi, casi afatinib riesce ad agire su due fronti. Rallenta la progressione della malattia e gli studi indicano che i malati sopravvivono circa un anno a fronte dei sei mesi che regala loro la chemioterapia. Ma, ciò che forse conta ancora di più, è che la terapia garantisce una migliore qualità della vita di quanto non faccia la chemio, sul fronte del controllo del dolore, della tosse e della dispnea che affliggono le persone colpite da questo cancro. Assunto oralmente sotto forma di compresse, afatinib è un doppio inibitore tirosin-chinasico (TKI) di EGFR/HER2 di ultima generazione che, a differenza dei TKI di prima generazione, si lega in maniera irreversibile sia all’EGFR che al recettore del fattore di crescita epidermico-2 (HER2). Afatinib è una molecola in sviluppo in diversi tumori solidi. Secondo gli esperti il ritardo nella progressione della malattia riscontrato nei pazienti trattati con afatinib sarebbe associato a un miglior controllo dei sintomi che limitano la qualità di vita di questi malati, tanto che le risposte al questionario standard, sottoposto  ai pazienti con carcinoma polmonare per valutarne la qualità di vita, hanno rivelato come questi fossero in media soddisfatti della terapia anche da questo punto di vista. “Siamo soddisfatti di vedere che il primo farmaco del nostro vasto portfolio  di sviluppo in ambito oncologico abbia dimostrato chiaramente il proprio beneficio clinico e il potenziale di recare concreto beneficio ai pazienti con carcinoma polmonare con mutazioni di EGFR”, ha affermato Klaus Dugi, Corporate Senior Vice President Medicine di Boehringer Ingelheim, che produce il farmaco. “I risultati dello studio clinico LUX-Lung 3 sono molto incoraggianti e ci impegneremo per  rendere disponibile quanto prima questa terapia specifica per i pazienti”. Per indagare ulteriormente il potenziale di afatinib come terapia del carcinoma polmonare, Boehringer Ingelheim ha infatti avviato due nuovi studi che confrontano in maniera diretta, testa a testa,  il farmaco con altre terapie mirate: rispetto a gefitinib, come terapia di prima linea del carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) positivo alla mutazione EGFR; rispetto a erlotinib, come terapia di seconda linea del carcinoma polmonare a cellule squamose. Inoltre, il farmaco è attualmente in fase di sviluppo clinico di Fase III anche come terapia del carcinoma mammario e del tumore della testa e del collo. Afatinib è un farmaco che inibisce in maniera irreversibile la trasduzione del segnale dei recettori ErbB. Si differenzia dalle terapie mirate, attualmente disponibili, in quanto blocca le principali vie del segnale che contribuiscono alla crescita, migrazione e metabolismo delle cellule tumorali. Questo meccanismo d’azione innovativo può portare un netto beneficio terapeutico ed è stato il punto di partenza del programma di studi LUX-Lung. Una sopravvivenza senza progressione della malattia con una media equivalente ad 13,6 mesi rispetto ai 6,9 della chemioterapia tradizionale: praticamente il doppio. Non solo: con l’uso dell’afatinib è stato riscontrato anche un miglioramento nel controllo della sintomatologia tipica del tumore al polmone: dispnea, tosse e dolore al torace. Tra gli effetti collaterali invece diarrea ed eruzioni cutanee, ma non a tal punto da invitare i pazienti a sospendere la terapia. Da ciò si evince la speranza di poter utilizzare a breve il nuovo medicinale come trattamento di prima linea in questa forma di cancro al polmone: il carcinoma polmonare è il big killer per eccellenza, il più diffuso e mortale, con oltre un milione e seicentomila nuove diagnosi ogni anno ed una mortalità che raggiunge il 18% del totale oncologico (la causa principale, nel 13% dei casi, lo ricordiamo, è il tabagismo). - fonte: L'Espresso, pag. 125, SaluteScienze, 25 ottobre 2012, n. 43, anno LVIII

mercoledì 5 settembre 2012

Tumore al polmone: migliorare l'efficacia della Tac

La tac spirale, esame consigliato ai forti fumatori per la diagnosi precoce del tumore polmonare, individua molte lesioni anche piccolissime, ma non ha alcun effetto sulla mortalità specifica, probabilmente perchè scopre gruppi di cellule anomale senza essere in grado di distinguere tra quelle che diventeranno un pericoloso tumore da quelle che hanno un comportamento assai meno preoccupante, analogamente con quanto si verifica con qualche test utilizzato per la diagnosi precoce del tumore della prostata e forse anche della mammella. Infatti, chi ottiene un risultato dubbio, è comunque spesso sottoposto ad altri esami e terapie che possono avere effetti anche gravi e che incidono sulla mortalità, con il risultato che, nelle statistiche, a parità di condizioni non ci sono differenze tra chi effettua il test e chi no. Al suo posto, però, potrebbe presto arrivare un esame del sangue molto più economico e innocuo, ma soprattutto molto più affidabile. A stabilire l'utilità della Tac spirale è stato lo studio Mild, condotto presso l'Istituto dei Tumori a Milano dal team medico coordinato dal dottor Ugo Pastorino. Per cinque anni, tra il 2005 e il 2011, più di quattromila accaniti fumatori sono stati sottoposti all'esame una volta ogni anno o ogni due anni, oppure solo osservati. Si è così scoperto che la Tac spirale effettivamente rileva molte lesioni ma quando si analizza la mortalità si nota che non c'è differenza tra quella registrata nel gruppo di controllo e quella dei volontari che fanno l'esame ogni due anni (pari allo 0,109%), mentre essa raddoppia quando la Tac viene eseguita annualmente (0,216%). Ma i ricercatori dell'Int hanno in mente un'alternativa: un esame sulle variazioni di alcuni piccoli frammenti di materiale genetico (microRna) capaci di indicare la presenza di un tumore due anni prima della Tac, e di predirne l'aggressività. Per convalidare in modo definitivo il test, in studio da anni, l'Istituto ha appena lanciato lo studio Biomild, che dovrebbe arruolare 4.000 fumatori o ex fumatori, da seguire per almeno un triennio. Chi volesse partecipare può scrivere a info@biomild.org o consultare il sito web all'indirizzo www.biomild.org