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martedì 4 settembre 2012

Torna mister Megaupload: il vulcanico Kim ha nuove idee

Kim Dotcom, ovvero Kim Schmitz, il guru del colosso Megaupload, vuole tornare. Dopo l'arresto, il processo, la scarcerazione, l'hacker ha tante nuove idee imprenditoriali. Oppure è meglio dire che ne ha una sola, ovvero rimettere in piedi Megaupload, modificandogli il nome in Megabox e rendendolo, nelle sue parole "più veloce, migliore, gratuito e sicuro". Più che un servizio web, Dotcom sembra immaginare una "sotto-Rete", al riparo dall'altra internet ma accessibile mediante questa. Dunque Dotcom progetta il suo rientro in grande stile, utilizzando Twitter. Al social media, Kim affida il suo messaggio di rivoluzione digitale, che non risparmia toni altisonanti. Parla di "potere straordinario" riservato alle "api" di MegaBox, le tecnologie di connessione del servizio con altri progetti web. "La nostra tecnologia cambierà il mondo", si sbilancia Kim. Ma il progetto è effettivamente di portata imponente. L'idea di Megabox sembra quella di potenziare all'ennesima quello che era Megaupload, ovvero un efficiente servizio di "cyber-locker", ossia un armadietto digitale in cui gli internauti potevano inserire files da condividere. E  ovviamente anche prelevarne altri dai cosiddetti armadietti altrui. Megabox parte invece dal concetto di rete. Secondo Kim, qualunque fornitore di spazio web esterno al sito potrà aggiungere capienza e banda a Megabox, di fatto costruendo un moloch del file sharing, difficile da chiudere in caso di denunce, spezzettato in infiniti server nel mondo. Il tutto, coperto da sofisticati algoritmi di protezione. "Voglio cambiare il mondo, dare potere e libertà alla gente", twitta l'appassionato Kim. Mister Dotcom pensa poi a Megabox come un contenitore di applicazioni, dalle comunicazioni audiovisuali alla riproduzione multimediale. L’idea di base è quella per cui ogni intermediazione tra autori e utenza possa decadere: Kim Dotcom intende dar vita ad una piattaforma nella quale gli artisti possono rivolgersi direttamente al proprio pubblico con la garanzia di poter detenere il 90% degli introiti. Si tratta sicuramente di un progetto complesso, che Dotcom potrebbe davvero portare a compimento: risorse e tecnologie non gli mancano. Il grosso Kim è finito dietro le sbarre per poi ottenere gli arresti domiciliari nella sua villa dorata in Nuova Zelanda. La causa contro di lui andrà sicuramente avanti per molto tempo ma la faccenda non pare averlo abbattuto più di tanto. Anzi sembra che abbia sortito l’effetto opposto considerando che Kim è ancora più battagliero di prima. «So cosa state aspettando. Sta arrivando. Quest’anno. Promesso. Più grande. Migliore. Più veloce. Sicuro al 100%. Inarrestabile»: sono queste le parole di Kim Dotcom su Twitter. Il suo account di Twitter è stato creato proprio per tenere aggiornati tutti i suoi fans. Dal sito di micro-blogging ha reso noto appunto di essere a lavoro con avvocati, sviluppatori, designer, investitori e partner per lanciare questa nuova versione di Megaupload inattaccabile e al riparo quindi da ogni possibile violazione del CopyRight. Inoltre, ha fatto sapere che riassumerà tutti i 220 dipendenti che erano prima impiegati nel vecchio MegaUpload e che coloro che erano in possesso di un abbonamento Premium al servizio, avranno la possibilità di trasferirlo al nuovo con un piccolo regalo extra per tutti. Kim Schmitz era stato arrestato con l’accusa di aver guadagnato oltre 175 milioni di dollari da attività criminali e provocato perdite per oltre mezzo miliardo di dollari ai detentori dei diritti d’autore.

martedì 19 giugno 2012

I governi chiedono sempre più a Google di togliere contenuti

Nell'anno 2010, Google creò un sito dove gli utenti possono vedere le richieste di cancellazione dei risultati dalle pagine del motore di ricerca da parte di terzi. Con il nome di Transparency Report, il sito consente di osservare come Microsoft abbia richiesto il ritiro di 24.716 nomi a dominio in Google, forse per la violazione dei diritti di copyright intellettuale. Queste richieste a volte provengono da governi e Mountain View ha annunciato che il numero è in aumento. A differenza delle richieste inviate dalle aziende che vengono visualizzate in tempo reale, quelle fatte dai governi richiedono un processo manuale e sono aggiornate ogni 6 mesi. "Purtroppo quello che vediamo da due anni è inquietante.  Ci è stato chiesto di rimuovere i discorsi politici. La situazione è allarmante, non solo perché mette in pericolo la libertà di espressione, ma anche perché molte di queste richieste provengono da Paesi occidentali democratici che non sono di solito limitati dalla censura", ha detto l'analista Dorothy Chou. Tra giugno e gennaio 2011, la Spagna ha chiesto il ritiro di 270 risultati di ricerca che puntano a blog e riviste in cui sono raffigurati personaggi pubblici. In Polonia, le istituzioni hanno chiesto la rimozione di pagine contro il governo. Tra gennaio e giugno 2011, il governo italiano ha inviato cinque richieste per siti ritenuti diffamatori ed altri nove per YouTube ed undici per Blogger, con il ritiro di un'ottantina di contenuti.